Per Saperne di Più

 


Per Saperne di Più

Le persone che soffrono di disturbi alimentari possono mangiare troppo, troppo poco o rifiutare di mangiare. Il rapporto difficile che si viene a creare con il nutrimento di se stessi rivela emozioni di rabbia, infelicità e non accettazione di sé. Frequentemente il disturbo alimentare insorge come difesa al disagio, nell’illusione che “se riesco a controllare e a modificare la mia immagine, che ritengo essere la causa del mio disagio, sono anche in grado di controllare e modificare sia il mio sentimento di inadeguatezza e di inferiorità sia la percezione che gli altri hanno di me”.
Il corpo e l’immagine oggi hanno assunto un valore che esprime successo: “magro è bello” “se sei magro avrai successo”
Il corpo, che si impone per essere visto, diventa così il veicolo col quale un ragazzo si presenta al mondo, e può esprimere o la propria adeguatezza o diventare un messaggio disperato della sofferenza che non usa le parole , ma viene mostrato con aggressività silente.
Le persone affette da questi disturbi negano la malattia e la realtà, pensano di poter risolvere i propri problemi da sole perché considerano la relazione d’aiuto una diminuzione della loro autonomia e della loro autosufficienza e pertanto rifiutando qualsiasi relazione affettiva di aiuto e sostegno, in una sorta di disperata affermazione di “io non ho bisogno di niente e di nessuno” Questo accanimento nei confronti della gestione dei propri bisogni e quindi anche del bisogno di cibo e la distorsione percettiva con cui il ragazzo/a valuta la propria condizione diventa una corazza difficile da scalfire.
Spesso chi è vicino si sente impotente, non sa cosa dire e quando dire, perché teme sempre la rottura del rapporto o l’inasprimento dei conflitti.
Ma bisogna tener presente che una persona affetta da disturbo del comportamento alimentare, di qualunque natura, quasi mai è in grado di chiedere consapevolmente aiuto, anzi dirà -“so io cosa mi serve”, “so io quando fermarmi”-, squalificando qualsiasi intervento dall'esterno. Bisogna prepararsi al rifiuto e non cedere al senso di frustrazione che ne deriva.
E' tipica tra l'altro dei disturbi alimentari l’inversione dei ruoli genitori-figli: il figlio si arroga il diritto di sostituirsi al genitore nella determinazione delle regole, mentre al genitore viene impedito di esercitare la sua autorevolezza. Una ragazza o un ragazzo, affetto da queste malattie, utilizza la sua condizione in modo strumentale per mantenere il controllo della situazione, e se percepisce la fragilità e la sottomissione del genitore, avrà conferma della sua forza e della sua “onnipotenza”. I genitori e i familiari coinvolti devono prendere in mano il problema, mostrando la determinazione e il profondo convincimento nell'affrontarlo. Solo in questo modo sarà possibile orientare chi soffre verso un percorso di cura.

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